Il Sapere e la Politica
Osvaldo Cammarota* per il Denaro 4/10/2013
“Sapere nobilita l’uomo”. Con questa convinzione gli Innovatori Europei parteciperanno al dibattito che –ci auguriamo- si svilupperà intorno alle vicende politiche del paese, a partire dall’occasione data dal congresso del PD.
È un’impresa in controtendenza. Il pensiero e la prassi prevalenti hanno consacrato il denaro e il potere come fattori di “nobilitazione”. Mai come negli ultimi anni questo binomio ha dominato anche nelle scelte delle pur diverse formazioni politiche. È difficile, infatti, negare che la politica non sia stata influenzata dal potere del denaro, anche nella selezione e promozione della classe dirigente. Alla finanziarizzazione dell’economia è seguita, supina, la sorte della politica. Ciascuno può constatarlo, a livello locale, sovralocale e globale.
Ma cosa accade quando il denaro scarseggia e, con esso, anche il potere si mostra inefficace?
Il nostro auspicio è che si apra una fase in cui il sapere informi maggiormente le scelte politiche ed economiche. È una pia illusione? È un’ambizione troppo alta? Forse no, è la crisi stessa che richiede questo salto di qualità e, in ogni caso, ci sembra utile discuterne. Sarebbe civilmente insostenibile lasciare che i processi di cambiamento siano, ancora una volta, dettati esclusivamente dal potere del denaro. Troppi problemi rimarrebbero irrisolti. Papa Francesco non può essere lasciato solo, è una questione rilevante per l’intera umanità, forse dovrebbe esserla ancor più per i laici.
Partiamo da alcuni quesiti che poniamo a noi stessi e a chi vorrà approfondirli. Dove è depositato il patrimonio del sapere? Come lo si può valorizzare per contribuire a scelte pubbliche più appropriate?
Il sapere è una risorsa di tipo immateriale. Nella nostra società è diffusamente depositato in migliaia di persone che hanno competenze nei diversi campi dell’agire umano. Saperi scientifici e saperi di contesto non comunicano tra loro. Troppo spesso si compiono analisi e si effettuano scelte importanti sulla base di freddi dati statistici che non rispecchiano la realtà.
Questa è la prima grande sfida per un partito nuovo che voglia alimentarsi delle istanze di cambiamento e tradurle in progetti di futuro. Come si può fare? Quali princìpi di funzionamento deve avere un partito moderno? Come seleziona la sua classe dirigente?
Nel documento-base che proponiamo per la discussione (www.innovatorieuropei.com) abbiamo voluto indicare solo i punti che ci sembra utile approfondire e sui quali ricercare soluzioni che darebbero alle formazioni politiche quei caratteri di modernità e, al contempo, di adeguatezza ai principi della nostra Costituzione.
Non vogliamo partecipare alla rissa sul leader da seguire, piuttosto ci interessa contribuire alla definizione di una strategia operativa di innovazioni nel FARE politica e amministrazione. Il nostro paese ne ha urgente bisogno per essere parte attiva e propulsiva nel compimento del processo di unificazione europea. Rimaniamo convinti che, per far questo, sia utile uscire da gabbie ideologiche e ricercare punti di convergenza tra tutti i riformatori, pur provenienti da diverse formazioni di pensiero.
Su questi temi e con questa idealità la rete degli Innovatori Europei è già da tempo impegnata. Ciascun associato, per quel che può, opera innovazione nel suo agire quotidiano nel proprio campo di competenza, ma la Politica è risultata impermeabile, troppo concentrata ad autoreferenziarsi con una selezione di quadri fedeli e obbedienti al “leader” di turno.
Sarà il concreto svolgersi dei Congressi di Partito a dimostrare l’effettiva volontà di innovare la politica. Per parte nostra sentiamo solo il dovere civile di dare senso alla parola “partecipazione”.
*Innovatori Europei Campania
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