Papa Francesco: l’Uomo
di Giuseppina Bonaviri
Papa Francesco ammonisce dolcemente incoraggiando un progetto di revisione complessivo della società attuale e partendo dall’idea che le organizzazioni di potere non debbano più essere verticistiche ma orizzontali. Parla alla politica precisando che il liberismo selvaggio rende più forti i forti e più deboli i deboli e gli esclusi. Parla di amore, di interventi che lo Stato deve dirigere verso nuove regole di comportamento per salvaguardare con tenacia e fermezza le discriminazioni, per correggere disuguaglianze, per divenire più tollerante verso chi soffre. Ricorda con un sorriso che la vocazione universale del ruolo dei potenti è una grande responsabilità di servizio che va assolta con umiltà e consapevolezza. Se si rimanesse servi del potere svanirebbe proprio quella logica e pratica di servizio agli altri. Se ciò che lui auspica, avvenisse, si assisterebbe al cambiamento di un’epoca.
Mi ritrovo, io da sempre laica, lontana dal mondo pretino e sanfedista a parlare di questo Papa ma non mi sorprendo perché la riflessione va oltre, si estende all’Uomo e a quello che nella sua essenza, nella sua profondità, nella sua intimità rappresenta per me.
Non si intravedono, nella nostra epoca di superficialità e dilettantismo punti di riferimento e di pensiero a testimonianza di quel Bene che sovrasta ingiustizie e prevaricazioni, interessi personalistici, che mette al centro il bisogno, l’ascolto, la sofferenza, l’altruismo, la speranza.
E lui, Papa Francesco appare unico andando oltre gli Stati e le Nazioni, oltre il vacillare vano di ciò che rimane di evanescenti potenze economiche, di partiti irreali introflessi alle rendite di pochi superstiti, dimentichi della solitudine di chi è stato abbandonato, di chi perde la vita sul lavoro, di quei morti suicidi per mancanza di sussidiarietà, di chi soccombe nei nostri mari sperando invece in un futuro più buono.
Io, da sempre donna libera, certamente mistica come i visionari e i sognatori mi auguro che siamo Uomini come lui a guidarci, a contaminare le nostre menti, a restituire quel sentimento di vergogna che solo rende capace di guardarsi attorno non attoniti per dimostrare che un progetto di revisione sul bene comune, sul prossimo, su un forte senso di comunità è ancora possibile.
Alla politica diciamo, insieme a Francesco, che non è più tempo di bleffare. Va restituita ai cittadini la pienezza della dignità senza ipoteche, senza commiserazioni, senza repliche. Non ci interessano balletti su pseudo crisi con parole morbide, non ci stimolano trattative alla fiducia -la fiducia non si conquista coi dietrofront, con gli strappi, con i sigilli imposti-. L’attuale classe dirigente, evanescente quanto indecente, lo ascolti e ci ascolti.
Fintanto che l’Italia risulterà essere al 27esimo posto nella graduatoria di Global Age Watch -prima classifica mondiale sulla qualità di vita di 91 Paesi- che tiene conto dei parametri legati a condizioni sociali, di reddito e ambientali non ci saranno alibi.
Il Bel Paese si piazza dopo Cile, Slovenia, Uruguay e Argentina e rimane penultimo per l’Indice di Benessere Politico a causa della percezione dell’alto livello di corruzione , penultimo nella dimensione Social and Interpersonal Index a causa della crisi, della disoccupazione giovanile e della mancanza di solide politiche di Welfare e tra gli ultimi posti nella classifica dei migliori paesi in cui nascere rimanendo fuori dalla top 20 dell’Onu che lo dichiara un paese inidoneo alla sopravvivenza dei vecchi.
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