L’Italia sperduta
Di Giuseppina Bonaviri
Presso la Fondazione Censis in Roma si è realizzato a giugno “Un mese di sociale”. Si è discusso della società impersonale estendendo il dibattito anche alla politica in un tempo presente che non ci rappresenta più. Non si percepisce, nella attuale società, il senso della convivenza umana ed il deperimento della funzione ideativa del pensiero porta a mancanza di consapevolezza critica fuori da un modello ormai divenuto evanescente. Paradossalmente la cosiddetta società democratica pone a fianco individui che non si conoscono facendoli abdicare dall’educazione e creando uno spazio virtuale dove elogio del moralismo , sfaldamento della polis, nostalgia di socialità lascia posto a modelli finzionali, alla mancanza di consapevolezza critica, alla caduta del ruolo domestico, al pensiero unico dominante dove la mobilitazione delle masse rimane pietrificata a favore di una società di mercato competitivo dentro il quale l’essere diventa mucillaggine.
Ogni protesta si consuma in pochi giorni, fallisce la classe politica, cala la partecipazione, si soffre la crisi. Una Italia che appare fatta di cera dove elogio della mediocrità e politica evanescente non consentono la costruzione di un tessuto comune e che invece sono accesso ed entroterra alla costruzione della società impersonale. Nella attuale società ci si riconosce solo per gli stili vita: stesso lavoro, stesso reddito, stessa fede religiosa, stesso genere, stessa chirurgia estetica oppure stessa sindrome paramafiosa che necessita di sapere “di che gruppo sei?” Si creano sottosistemi spettacolarizzanti che, fuori dal concetto di benessere della collettività, sono parabola alla moltitudine sostenuta e fortificata dai mass-media omologanti nel concetto di “i media sono io”. Questa dimensione di non coinvolgimento fa si che dati, numeri, rating, indicatori, stime, sondaggi si sostituiscano al concetto di “personale” permettendo la trasformazione del “noi” in profili e modelli econometrici che mistificano, con effetti annunci, il nostro futuro e la produzione reale della nostra conoscenza del mondo.
Questa iniziativa, che il Censis ha organizzato per molte donne ed uomini di buona volontà, alla metà di un anno tormentoso e ostile alla cittadinanza attiva ci è apparsa in sintonia con il grande desiderio di innovazione e modernità di cui abbiamo fortemente bisogno anche nel nostro territorio . La nostra Provincia, schiacciata dalle logiche di un mercanteggiare politico che ci sta distruggendo, necessita di partecipazione ed azione. La nostra terra non è destinata al populismo del guardare ma all’impegno, alla consapevolezza, all’approfondimento che ci consente di cercare nuove sfide quelle che possono metterci alla prova e che ci permettono di riflettere su noi stessi, sulla nostra relazione con al realtà e soprattutto con gli altri. I problemi richiedono soluzioni complesse, progettate con cura, proiettate nel tempo, realizzate con pazienza. Ne deriva un bisogno di interpretazione, vero fulcro della coscienza collettiva al di là di ogni trasparenza e conoscenza.
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