La deriva politica genera mostriciattoli
di Giuseppina Bonaviri
Decenni di instabilità nella nostra Nazione hanno provocato devastazione psicologica, sentimenti di isolamento e di disperazione di intere fasce di popolazione. Questa condizione sembra, oggi, aggravarsi per l’utilizzo inappropriato che le Istituzioni fanno dello stigma- pregiudizio amplificandone la credenza cosicché il concetto di pericolosità della malattia mentale cresce e si potenzia nell’immaginario collettivo.
Carenti appaiono i servizi sanitari e di consulenza delle comunità quale supporto del nuovo disagio per cui appare ora ancor più complicato progettare e fronteggiare adeguatamente la “privazione sociale”. Sollecitare modelli di intervento sul territorio permetterebbe di ritrovare un livello di dignità e di integrazione di quella condizione che si identifica con i nuovi stili di vita quali la precarietà, stato mentale quest’ultimo, destinato ad apportare indignazione metafora dell’elaborazione di lutto.
Gli alti livelli di aggressività quotidiana sono un simbolo dell’umiliazione patita che denuncia lo stato di privazione di ogni residuo di identità e di autonomia che rimaneva e che, con la perdita di lavoro, di casa, di impossibilità a metter su famiglia non sarà più neanche consentito di evocare. Nel sentimento di disperazione sociale c’è l’ intento suicida. Parallelamente il dolore sociale, acuto e diffuso, crea una sorta di precondizione psicologica paragonabile alla depressione di massa.
Ricordiamo che il 25% delle famiglie è esposto all’indigenza (più del 2% rispetto al dato europeo) mentre il 7% è in condizione di povertà assoluta (le famiglie più a rischio sono quelle che abitano nel mezzogiorno, quelle numerose e quelle composte da una madre sola o da anziani soli).
E il governo che fa? Sostanzialmente rimane muto al problema mentre ogni giorno 615 nuovi poveri avanzano.
Alla fine del 2013 verrà ampiamente superata la soglia di 3,5 milioni certificata ufficialmente dall’Istat per il 2011 pari a oltre il 6% della popolazione e difficilmente si potrà tornare ai livelli del Pil pre-crisi prima del 2019 se non si interverrà nell’immediato per aumentare la capacità di spesa delle famiglie italiane e del ceto medio.
Per tutto il 2013 il PIL continuerà a scendere di un -1,7% (una stima peggiore del 0,9% di quanto prospettato pochi mesi fa) e la domanda interna, ovvero i consumi, diminuiranno di oltre 140 miliardi. Secondo la Confcommercio questo calo continuerà entro l’anno con una ulteriore flessione prevista del -2,4% così come peggiorerà la crisi delle imprese con il rischio che altre 90.000 chiuderanno entro l’anno in corso.
La miseria morale imposta rimane, fatalmente, la piattaforma ideale che condurrà allo sfaldamento di intere generazioni.
L’Italia buona, fatta da terra-paesi-montagne (volatilizzatesi nel millennio attuale nella lotta tra classi di potere, lobby, clan, massonerie) non può rimanere sorda al Progetto Paese Reale che, oscurato ed invisibile, viene avvizzito consapevolmente dalla cattiva politica priva di sani politici.
La latitanza di una seria e affidabile gestione del Paese ha generato, nella retrospettiva mentale della massa informe, mostriciattoli che cresciuti all’ombra dei palazzi non vedono il danno spirituale e sociale inferto.
Sconfiggeremo la lingua del pensiero dominante solo se, in tanti, non ci lasceremo più ingannare.
Lascia un commento