Riflessioni in pillole
di Giuseppina Bonaviri
–La politica poco democratica di questi anni ha marginalizzato la sana partecipazione dal basso impedendo ogni forma di controllo sull’eletto e sulle amministrazioni. Il legame fra i cittadini e i loro rappresentanti si è spezzato al punto che appare difficile orientare, ora, correttamente scelte politiche e progetti di coesione territoriale. In questa prospettiva tutti i tentativi di reintegrare forme di partecipazione popolare capaci di sbloccare la democrazia inceppata vanno premiati.
-Le leggi di iniziativa popolare non hanno alcun seguito in Italia. La scorsa legislatura si è chiusa con 27 proposte, di cui una sola discussa, le altre arenate nelle commissioni o addirittura mai assegnate. I cittadini hanno raccolto 50 mila firme per ciascuna di queste proposte che nessuno, ai piani alti, ha seriamente considerato.
Eppure, le proposte popolari portate avanti in questi anni in Italia, hanno toccano punti strategici del bene comune: acqua pubblica, riduzione dei costi della politica, inefficacia delle Province, reddito minimo garantito. Una campagna d’opinione che può esprimersi liberamente, ciò avviene in rete, stimola il dibattito tenendone viva la memoria.
-Le proposte dal basso spesso si associano a referendum propositivi che, nel mondo reale delle nostre città, non si usano. Qui si innesca il problema centrale del fallimento.
Il referendum abrogativo ha forti limiti, funziona solo tra due opzioni estremamente chiare. Quello propositivo può essere, invece, maggiormente concretizzabile. Un esempio: nel 2005 la Provincia autonoma di Bolzano ha introdotto la proposta referendaria vincolante: se non viene tradotta in legge dal Consiglio entro 180 giorni, si va al referendum e se il risultato è favorevole all’emanazione della legge il Presidente della Provincia la promulga. Un meccanismo sicuramente efficace.
-Le selezioni online dei candidati non sono pericolose e sminuenti.
A dire il vero il rischio è altro. Di molti candidati che vanno in Parlamento non sappiamo nulla. Basterebbe il rispetto dell’articolo 54 della Costituzione che impone a chi esercita pubbliche funzioni disciplina e onore.
-Le drammatiche scadenze della crisi economica e dai vincoli europei.
Già alla fine di aprile 2013 i vincoli del pareggio di bilancio in Costituzione, che nessuna delle attuali forze parlamentari ha ritenuto di dovere mettere in agenda o alla discussione, faranno sentire il loro carico devastante. Vincoli questi che ormai fanno parte di quelle “servitù economiche” contenute nel fiscal compact europeo e che in Italia è stato sottoscritto nel più totale vuoto di informazione da parte dell’ opinione pubblica. Le autorità europee dalla prossima primavera avranno il potere di controllare le nostre decisioni mentre dall’autunno prossimo potranno addirittura correggere il nostro bilancio “se non sufficientemente austero e rigoroso” esautorando le forze parlamentari. La nostra democrazia è stata commissariata, le decisioni più importanti prese al di là di chiunque vada a governare. L’Europa civile e sociale è stata cancellata dai cosiddetti poteri forti.
–Si corre dietro le notizie fantasma e quelle reali scompaiono dalla scena pubblica. Ci si continua a nascondere dietro alibi collettivi per proteggere il potentato di mandati esplorativi che la base, invece, ha fatto fallire ancor prima del loro nascere.
–Puntare sulla competenza è l’unica proposta credibile di questi tempi: quello che bisogna declassare davvero è il sottobosco di burocrati e fiduciari radicati nella macchina del potere. Austerità, dilettantismo e demagogia hanno indotto già troppi danni. Serve una seria proposta innovativa che varchi i limiti di contenitori ormai deteriorati.
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