Che il PD dica no alle privatizzazioni e segua Bersani nel Mediterraneo
di Massimo Preziuso (su L’Unità)
Le privatizzazioni proposte stamattina dal senatore Nicola Rossi di Italia Futura, quale tema fondamentale per lo sviluppo italiano, non centrano davvero nulla con il Partito Democratico di Pierluigi Bersani.
E ascoltare Rossi che “boccia” (lui) una potenziale alleanza con il PD è offensivo per un simpatizzante democratico.
La verità è che privatizzare in un periodo in cui gli asset (mobiliari ed immobiliari) sono a valori di mercato bassissimi e la liquidità in Europa è molto scarsa, vuol dire una sola cosa: fare regali a pochi e continuare ad indebolire il Bel Paese.
Così come l’idea liberista di tagliare “tout court” spesa pubblica durante una crisi da dopoguerra, senza fare distinzioni tra spesa produttiva e improduttiva, ammazza l’economia reale.
Questa cosa andrebbe detta a chi – nel Partito Democratico – si ostina a proporre alleanze a soggetti come Italia Futura, almeno fino a quando essi si fanno portatori di questi temi e interessi.
L’Italia ha bisogno di acquisire spazi culturali e politici, prima ancora che economici, e sicuramente non di svendere patrimonio pubblico, che è ricchezza culturale e bene comune, ancora prima che finanziaria.
E’ forse ora che un Partito che naviga intorno al 36% di consenso, e sfiora picchi del 50% se mette insieme i partiti di centrosinistra, si faccia promotore di una netta politica progressista ed europeista, senza più pensare a voler incuriosire o sedurre piccole realtà politiche, che possono solo rovinare la navigazione dei prossimi anni di un Partito che può e deve essere il motore del cambiamento italiano dei prossimi decenni.
Che il Partito Democratico allora si dedichi ad una cosa semplice ma piena di significato: lo sviluppo della nostra cultura e della nostra economia nel Mediterraneo, come in questi giorni il candidato premier Pierluigi Bersani sta indicando nel suo viaggio libico.
Per farlo, si dedichino da subito energie, a Brussels e a Roma, per definire politiche di sviluppo economico sostenibile centrate sul Mare Nostrum.
E per cominciare – torno a proporlo, qualche anno dopo – si disegni da subito un Ministero per lo Sviluppo Sostenibile (nel Mediterraneo).
Il momento giusto e ultimo è questo. Non sciupiamolo.
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