Nonostante i media, Bersani è il (candidato) premier del centrosinistra
di Massimo Preziuso (su L’Unità)
Con il secondo dibattito televisivo di ieri sera, la partita per le primarie è definitivamente conclusa.
Bersani e Renzi, distanti nell’analisi dei problemi e soprattutto nelle ricette per affrontarli, si sono ritrovati nel rispetto individuale, dopo aver rischiato nei giorni scorsi di rompere definitivamente, a causa di un tifo, per nulla velato,proveniente da gran parte della stampa e delle trasmissioni televisive, per il giovane “rottamatore” e soprattutto per un “big bang” nel centrosinistra.
E’ questo infatti il dato che più di tutti emerge, soprattutto dalle ultime due settimane, in una campagna elettorale che francamente non ha detto nulla di nuovo.
Uno “strano” endorsement “renziano” da parte di molte trasmissioni televisive e di larga parte della stampa nazionale, in quello che sembra un ultimo tentativo di rafforzare la decantata ipotesi di prosecuzione del governo Monti, oltre la scadenza naturale del 2013.
Per verificare questa tesi, basta andare a leggere le prime pagine dei giornali di oggi e vedere che per tutti gli editori nazionali Renzi “avrebbe” battuto Bersani nel dibattito di ieri. Cosa che francamente è fuori dalla realtà.
Questo fa riflettere su chi fosse il “rinnovatore” del centrosinistra e soprattutto su quali siano i “portatori di interessi” dei due candidati premier del centro sinistra.
Attorno a Bersani si ritrova la gran parte della cittadinanza italiana di centrosinistra, che vede nel segretario l’affidabilità e la competenza necessarie per uscire da un incubo durato ormai cinque anni, che si chiama crisi, economica e sociale, ancora prima che politica. Vicino a Renzi si colloca invece quella serie di interessi (forti), oggi minacciati da un ritorno alla normalità “bersaniana”, che si manifestano da sempre, in Italia, tramite la stampa e la televisione nazionali, ed oggi attorno al governo dei tecnici.
Detto ciò, a marzo 2013 Pierluigi Bersani rappresenterà il centrosinistra, da tempo maggioranza nel Paese, contro le ipotesi masochiste di tipo tecnico o di grandi coalizioni, alle elezioni politiche nazionali.
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