Con la conferma di Obama, il vento democratico bussa prepotentemente alle nostre porte.
di Massimo Preziuso (su L’Unità)
Sono passati quattro anni e, nonostante la crisi, il democratico Obama vince di nuovo.
Tutto questo avviene per questioni che riguardano una personalità e un’umanità uniche al mondo, da cui si dovrebbe imparare, ma poco si è fatto qui da noi.
Ma molto anche perché dagli Stati Uniti, a cominciare dal 2008, si è avviata un’onda democratica che pian piano sta contaminando l’Europa ed il mondo intero.
Quest’anno lo abbiamo già riscontrato in Francia con Hollande che si afferma con un chiaro progetto progressista. E lo iniziamo a notare in Germania con la Merkel, sempre più condizionata dai socialisti e dai verdi tedeschi, e che difficilmente può vedersi riconfermata.
In Italia, dopo un’ubriacatura collettiva per un modello individualista – liberista, gradualmente le cose stanno cambiando, anche grazie e come conseguenza alla “politica” di questo governo “tecnico”.
Si guardi, per esempio, un attimo ai sondaggi delle ultime ore. Basta mettere insieme l’elettorato classico di centro sinistra e quello del M5S per arrivare ad oltre il 60% di elettorato che chiede una svolta verso un modello politico e di sviluppo più solidale e sostenibile.
E’ arrivato, dunque, anche se in grande ritardo, il tempo di una svolta che dia l’avvio ad un nuovo paradigma democratico anche in Italia.
Tocca al Partito Democratico realizzare questa “rivoluzione dolce”. Infatti con più del 30% di elettorato e con la possibilità di arrivare tranquillamente, nel caso fosse necessario, anche al 42,5% (che, in queste ore, un centro – destra arrivato al capolinea prova ad imporre al Paese quale soglia minima per poter governare) con gli alleati storici e una “lista civica nazionale” in cui far convergere i movimenti “arancioni” presenti in tutta Italia, il PD è oggi in piena condizione di mostrare la propria forza al Paese e, se necessario, al Governo Monti.
E’ anche il momento di rendere chiaro a tutti che, pur rispettando il Governo, per altri versi, ci sono “temi” che questo Esecutivo ha realizzato che andranno rivisti: a partire dal Fiscal Compact, che, senza prevedere azioni pan-europee per la crescita economica e lo sviluppo di nuova occupazione, oggi è una ghigliottina posta sulla testa di tutto il Sud Europa.
Non è più tempo di attese. Dopo anni di opposizione seria e rispettosa al governo Berlusconi ed un anno di “responsabilità” con Monti, il segretario democratico Premier Pierluigi Bersani deve ora dire più forte che il suo Partito vuole (e deve) governare, perché è il Paese a chiederglielo. E da oggi, col vento democratico americano, la richiesta si fa ancora più forte.
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