La strana democrazia di 5 Stelle, La Repubblica e Montezemolo: chi comanda non è nel partito
Sta nascendo una strana democrazia in Italia. Mentre a destra ci si sta convincendo che forse è bene fare le primarie per eleggere un signore o una signora che prenda il posto di Berlusconi, e mentre a sinistra Bersani (che prese poco tempo fa qualche milionata di voti per diventare segretario di partito) dovrà sottoporsi a una nuova prova per diventare il candidato premier, c’è questo pullulare di nuovi movimenti, questo formicolio di società civile, questo insorgere di antipolitica che si svolge nell’ombra e tine al riparo i grandi burattinai, cioè i capi della nuova forma-partito, il partito-occulto. Mi viene da dire che è meglio il peggior partito, con regole democratiche vere, che il miglior movimento affidato nelle mani di uno o più guru che possono di soppiatto e senza controllo decidere le sorti della politica e con essa di milioni di cittadini.
Stiamo diventando quello strano paese in cui il massimo di virtù democratica viene riconosciuta a personalità e movimenti che non si sottopongono a congressi o a qualcosa di simile. Prendete quel democratico di Di Pietro: non ha mai fatto un congresso, ha selezionato una classe dirigente peggiore di quella della prima repubblica, i suoi parlamentari sono stati oggetto di attenzioni e di scambi per tenere in piedi il vecchio governo. Eppure Di Pietro, che non fa congressi né primarie, guida la lista di coloro che hanno qualcosa da insegnare ai partiti ed elogia Grillo sul ricambio generazionale dimenticando che sia lui sia Grillo sono, anagraficamente e non solo, abbastanza avanti con gli anni. La lista di Montezemolo, per parlare di un altro partito occulto, verrà fuori da un’associazione che è fatta di tante belle persone, la Tinagli è anche brava e carina, ma nessuno sa chi e come sono selezionati i suoi dirigenti, eppure anche loro criticano i partiti perché poco trasparenti. Il gruppo editoriale citato è il prototipo della struttura autoritaria, ben più di quanto lo sia necessariamente ogni giornale, e la sua eventuale lista sarà formata con un meccanismo di selezione arbitrario, senza alcun rapporto con una linea politica che è stata di una mutevolezza e anche di un opportunismo politico da lasciare interdetti.
L’unico che dovrà fare gli esami sarà Bersani e con lui i suoi contraddittori, si chiamino Renzi o Vendola o altri ancora. Nella Italia stanca dei partiti invece saremo pieni di movimenti di duri e puri che della democrazia non sanno che farsene, in cui comanderanno i nuovi ayatollah formati nei camerini dei teatri, nelle stanze di grandi aziende, nelle redazioni militarizzate. Sono tutti nipotini di Berlusconi, buonanima. Per questo, passando sopra a tutti i miei mal di pancia, guardo con affetto a Bersani e tifo per lui. So che se toccherà a lui comandare, a me e a tanti altri resterà la possibilità di criticare. Con quegli altri, duri e puri, movimentisti, espressione della società civile, eccetera e eccetera forse correrò qualche pericolo come capita nelle democrazie commissariate dai guru, dai para-guru, dalle strutture di comando occulte.
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