Deputato grazie al web
di Mario Adinolfi (su Europa Quotidiano)
Una premessa personalissima. La giornata di ieri è stata particolarmente divertente perché vedevo avverarsi i miei pronostici sui ballottaggi grillini pubblicati qualche giorno fa su Europa.
E anche perché con l’elezione del deputato Pietro Tidei a sindaco di Civitavecchia (congratulazioni a questo vecchio combattente mio corregionale) scatterà nelle prossime settimane il mio ingresso alla camera, da primo dei non eletti promosso dalle regole sull’incompatibilità. I quattro sindaci del M5S sono evidentemente molto più politicamente rilevanti della mia vanagloria da deputato per qualche mese, ma c’è un tratto comune: la vittoria di Internet.
Nel 2008 venni inserito a forza in lista dalla campagna “Un blogger in parlamento” attivata da centinaia di colleghi di destra e di sinistra che dalla rete fecero piovere nel quartier generale del Partito democratico una valanga di email che mi valsero una posizione ineleggibile, che per il terremoto politico causato dalle scelte del Pd finì per essere ai margini dell’area di eleggibilità.
La rete aveva smosso qualcosa in un partito tradizionale, così come qualcosa si mosse quando i blogger di Generazione U inventarono la via della candidatura alle primarie del Pd l’anno precedente. Insomma, se Internet si mette a fare politica, qualcosa succede.
Io vado implorando il Pd dalla sua nascita: deve capire che la rete cambia tutto, cambia i rapporti tra i cittadini nati dopo il 1970 e la politica. Dopo il 1970 sono nati 29 milioni di italiani, i candidati sindaci del M5S erano tutti nati dopo quella data, hanno vinto contro sfidanti (anche del Pd) tutti più vecchi.
Non vince l’anagrafe, non solo almeno: vince però il sapere interpretare il paese in digitale e non attardarsi nella lettura datata, quella in analogico di chi ha ballato su dischi a 78 giri e guardato con sospetto i primi cd.
Qualche mese fa restituii con dolore la tessera del Pd al segretario Bersani, con una lettera che ha fatto discutere anche qui su Europa. I motivi di quel dissenso permangono tutti, ma al momento del mio ingresso alla camera ricorderò che sono stato eletto nelle liste del Pd, da cittadini del Pd che quelle liste hanno votato: mi iscriverò da indipendente al gruppo del Pd e ne accetterò la disciplina. Farò valere però in sede parlamentare e politica le mie idee sul rinnovamento radicale di cui abbisogna il partito, che non può pensare di vincere proponendosi come “l’usato sicuro”.
Deve sapere essere un passo avanti nell’innovazione, non un passo indietro. Può battere la proposta più innovativa, quella del M5S, rilanciando come si fa a poker: deve essere più innovativo. Deve avere il coraggio di correre il rischio di proporsi come alternativa di governo in autonomia, secondo l’originale vocazione maggioritaria, accettando la sfida di primarie che identifichino la leadership e la legittimino secondo un processo di democrazia diretta, senza inutili coalizioni e ringiovanendo totalmente le liste. Gli schemi ingialliti dal tempo vanno riposti in soffitta, insieme ai vecchi 78 giri.
Ha vinto internet, non so neanche se è un bene o un male, ma è così. Da oggi si deve viaggiare in digitale. Sono personalmente felice di aver dato una mano a mettere in moto questo cambiamento.
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