SOGNO DI MEZZA ESTATE
Un resoconto critico sul seminario del 14 Luglio, promosso da Italiani Europei
di Pierluigi Sorti – IE Sapere
Illusorietà di un seminario. Con il concorso di una quindicina di associazioni, emblematici surrogati di partiti e delle risorgenti loro vecchie correnti interne, in una fatidica data – 14 luglio -, e con la regia di Massimo D’ Alema, Presidente di “Italiani Europei”, si è dissertato delle forme di governo, della legge elettorale e dei regolamenti parlamentari.
Con un obbiettivo: ottenere dai rappresentanti presenti delle forze di centro destra, un avallo all’ ipotesi di un mutamento della nostra legge elettorale secondo i canoni di quella vigente in Germania.
E’ già nota la delusione che l’ intervento di Cicchitto e Calderoli ha suscitato negli esponenti del centro sinistra favorevoli alla tesi degli elementi ispiratori del seminario.
Ma, a prescindere dal “fin de non recevoir” recitato diplomaticamente dai due esponenti della maggioranza, quello che non è sfuggito ai più, nell’ ascolto dei circa 30 intervenuti in oltre sette ore di dibattito, è il senso di frustrazione, offerto al numerosissimo uditorio, da una dirigenza politica del centro sinistra, apparentemente, non ancora consapevole delle dimensioni della sua sconfitta.
Una dirigenza che insegue il teorema di un dialogo istituzionale con un Berlusconi che simula ascolto privilegiando or questo ( Veltroni ) or quel (D’ Alema ) leader, solo per dividerli tra loro e allontanarli vieppiù dal loro elettorato.
Eppure i due sono convinti di avere rispettivamente le credenziali di poter continuare a essere, del loro elettorato, autentici interpreti e legittimi rappresentanti.
E non si avvedono che, a prescindere dall’ illusione di trattare paritariamente con Berlusconi, scelgono tematiche che Berlusconi “in primis” ha tutta la convenienza a lasciare inalterate, trascurando invece quelle che invece potrebbero segnare la strada maestra del riscatto futuro.
Essi per primi, infatti, della denunciata progressiva degenerazione presidenzialista o, specularmente, dell’ accentuazione progressiva della subalternità delle assemblee elettive, dai comuni in su, fino al parlamento nazionale, portano non poche corresponsabilità.
E della giusta considerazione preliminare del documento introduttivo del seminario ( l’ errore reiterato di considerare i temi istituzionali più impellenti dei problemi dell’ economia e dell’ambiente ), da troppo tempo quegli stessi gruppi dirigenti hanno dimostrato, in oltre un decennio, così evanescente immedesimazione, da rendere chimeriche le ipotesi di convincenti inversioni di rotta.
Se la militanza del Pd non sarà cosciente che la natura sincretistica del partito e una realtà politica, nazionale e internazionale, caratterizzata da mutamenti continui, impongono il superamento di una concezione oligarchica e conseguentemente gregaria della dirigenza, nazionale e periferica, il Partito non andrà lontano.
Specie trattandosi di dirigenze che hanno non solo un imprinting di formazione e di carriera che risale ai tempi della guerra fredda, ma che hanno ormai accumulato una serie di insuccessi, per i quali sembra non debbano mai rendere conto.
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