IL FUTURO NELLA CLEAN ECONOMY
E’ impossibile non scrivere qualcosa su quello che in questi ultimi giorni si legge dai media, sull’ andamento dei mercati finanziari, dei prezzi del petrolio e delle materie prime, e della recessione che sta colpendo, a partire dagli Stati Uniti, tutto il mondo Occidentale.
Tutti questi accadimenti hanno un filo comune: la “tardiva” (per scelta?) constatazione, da parte dei mercati, delle istituzioni e dei cittadini, che il mondo è “limitato” nelle sue risorse naturali, e quindi nella sua crescita.
Tutti questi accadimenti sono, però, anche “acceleratori” di quel processo di transizione verso la Clean Economy che da tempo aspettavamo, e di cui ho provato a scrivere l’anno scorso (“La finanza si muove verso le Green Technologies” ).
Una cosa non riesco a comprendere, però: perchè realizzare così tardi quello che da tanto tempo si sapeva, nel mondo delle istituzioni?
Nel momento in cui la Globalizzazione prendeva piede, era evidente che, esaurita la positiva spinta competitiva, la domanda (di risorse naturali e, quindi, di beni e servizi) sarebbe cresciuta velocemente rispetto all’offerta, comportando, nel tempo, un PREZZO elevato.
La domanda è: era questo della “crescita infinita” un modello di sviluppo irrinunciabile per il nostro Pianeta, 20-30 anni fa?
O era possibile “sceglierne” un altro, più equilibrato e rispettoso dei limiti che la Natura impone, una Clean Economy appunto?
Massimo Preziuso
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