La morte dei cervelli – 1
di Giuseppina Bonaviri
Per la Chiesa la morte cerebrale non è la morte dell’essere umano e questo in verità oggi viviamo grazie alla inerzia di una classe politica-amministrativa che così ha decretato per tutti gli essere umani.
La mente ed il pensiero hanno un enorme effetto sulla chimica del corpo e sul funzionamento degli organi e delle ghiandole, possono alterarne la struttura chimica: impresa impossibile per la scienza ma, non sembrerebbe, per la nostra classe dirigente che da tempo ha indotto la morte cerebrale di molti di noi. Posto del DNA in un contenitore si scoprì, molti anni fa, che cambiava forma a seconda dei pensieri e delle emozioni del donatore. I pensieri hanno, in verità, effetti positivi o negativi sul DNA e possono far ammalare o guarire. Così come chi ci governa?
Se il concetto di vita è ancora sconosciuto e noto solo in via indiretta perché paragonato al concetto di morte, di contro la morte è da ridursi ad una totale “disattivazione” d’ogni attività biologica. Siamo di fronte ad un modello biologico che non ha eguali, di fronte a realtà opposte- la vita e la morte- dove neanche la genetica più raffinata può.
Al pari siamo di fronte ad un paese che personifica e rende protagoniste oligarchie privilegiate e di casta che, nei loro discorsi ed appelli, enfatizzano la necessità di affrontare l’epoca delle sfide e delle opportunità. Un nuovo modello di organizzazione economica, tecnologica e amministrativa, insomma, generalizzato in ogni luogo, indotto e globalizzato, dove prevalgono nuove forme di povertà, la disintegrazione delle culture, la precarizzazione, lo spopolamento delle campagne, la falsa femminizzazione del mercato del lavoro, l’azzeramento delle coscienze e delle scienze, la de-personificazione che fenomenologicamente sfugge persino al Creato.
Massimizzare e subire parola d’ordine! Estendere le frontiere della nostra conoscenza, risvegliandosi dal sopore o rassegnarsi alla ragione dell’esclusività? Se così è dove pensiamo di andare?
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