Un Ministero per lo Sviluppo Sostenibile per la Green Economy and Society in Italia
Se si vuole essere protagonisti nella nuova epoca della Sostenibilità, questo è il tempo delle grandi innovazioni, soprattutto in Italia.
Tante sono le cose da fare, nel settore pubblico ed in quello privato, nei mondi della scuola, della ricerca, dell’industria, dei media, della finanza ed altri ancora.
Ma la prima cosa di cui un Paese come il nostro ha bisogno oggi è la nascita di una struttura di Governo che attui e coordini tutto il complesso di “politiche pubbliche” necessarie all’avvio di un percorso che ci porti ad una Green Economy and Society.
Una soluzione in tal senso è la nascita di un Ministero per lo Sviluppo Sostenibile (MISS), che accorpi in sé il Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM).
In tal modo, il MISS si doterebbe della forte capacità di impatto sul mondo industriale dell’attuale MSE (che è l’amministrazione di riferimento per i settori portanti dell’economia italiana) e dell’esperienza e competenza in tema ambientale del MATTM (che è l’amministrazione preposta all’attuazione della politica ambientale), migliorando efficacia e efficienza della spesa pubblica.
Il Ministero per lo Sviluppo Sostenibile diverrebbe così, insieme al Ministero dell’Economia, il motore delle politiche di sviluppo (sostenibile) dei prossimi decenni in Italia.
Una proposta come questa, oggi, è chiaramente una provocazione, ma un Paese moderno, perché possa cambiare davvero, ha il dovere di discutere anche di provocazioni.
Massimo Preziuso
Caro Massimo,
non sono un esperto di architetture ministeriali, ma trovo che la tua, piu’ che una provocazione, sia una proposta di buon senso, orientata ad iniettare una decente dose di sostenibilità in cui una concezione acefala della crescita – o meglio, il sogno di tornare a crescere dopo dieci anni di economia flat o in contrazione – giustifica qualsiasi intervento, per quanto casuale, obsoleto – leggi vecchie centrali nucleari di cui siamo gli unici compratori al mondo – frammentaario , scoordinato e inquinante possa essere. Mi interesserebbe tuttavia aprire anche un’ altra dimensione: e cioè quali sono le condizioni minime per governare una politica di innovazione? Gli errori e gli orrori che abbiamo visto in questi anni possono essere tranquillamente ascritti alle due coalizioni.
Il centro sinistra era riuscito a sbriciolare il governo dell’ Innovazione in 5 diversi Ministeri, disperdendo la maggior parte delle proprie risorse a coltivare i propri orticelli innovativi senza alcuna capacità di pilotare il quadro d’ insieme. Nel centro destra, non mi pare che tra Brunetta e Scaiola ci sia una gran concezione condivisa su come integrare innovazione nell’ economia e nella PA… anche qui la cura degli orticelli – a prescindere da ogni commento sulla qualità della verdura – prevale sul governo del quadro complessivo.
Di questo passo non si va da nessuna parte. Intanto in Cina è stato nominato un Minister of Industry and IT, dotato di una enorme disponibilità di fondi per investimenti integrati nel settore dell’ Innovazione delle infrastrutture e dei settori produttivi in cui si ritiene che la Cina possa raggiungere una competitività mondiale attraverso l’ adozione di tecnologie innovative. Certo, rimane la contraddizione di fondo: da una parte la Cina è probabilmente il maggior inquinatore del mondo, ( e il governo ne è molto piu’ preoccupato degli industriali ) ma dall’ altra sta probabilmente diventando il maggior produttore di green technologies…… Visualizza altro
E comunque, la prima cosa da fare per governare processi complessi e lunghi come quelli di innovazione di un sistema paese è quella di garantire unità di governo e stabilità di gestione dei processi anche attraverso fisiologiche alternanze di maggioranza e opposizione. Basterebbe un paese normale…
Caro Roberto.
Sono contento di avere un commento “positivo” da uno stimato professionista come Te.
Nella piccola nota, ho scritto che trattasi di “provocazione” sebbene personalmente ritenga, come dici tu, semplice “buon senso” e “visione” il pensare alla necessità di dotarsi di “pochi ma forti” strumenti (i ministeri) attuativi di politica pubblica per affrontare problemi così complessi e di lungo periodo, come quelli che ci attendono (che ruoteranno attorno al Tema “Sostenibilità”)…. Visualizza altro
Quello che da cittadino invece noto, da anni, in Italia, è la volontà politica di tenere in piedi miriadi di istituzioni ministeriali (immagino per questioni di distribuzione di potere – poltrone) che, poi, per mancanza di “forza” (e molte volte non per mancanza di volontà dei Ministri) non riescono ad andare oltre gli “Slogan”.
Il tema “Sostenibilità (che è “ambientale” ma non solo), a mio modesto avviso, merita una seria discussione sulla “ri-definizione srategica” delle Istituzioni ministeriali, se davvero si vuole entrare in questo secolo da “protagonisti”.
Andando alla Cina, infatti, è ormai chiaro (si veda simbolicamente il cambiato atteggiamento di Obama durante la recente visita del Dalai Lama a Washington) che si stia creando un Asse Washington – Pechino per la definizione “Bilaterale” delle “Politiche ambientali” di questo secolo, che rischia di vedere l’Europa “in periferia”, nonostante il suo ruolo di “first mover”.
Io credo invece che un Ministero dello Sviluppo sostenibile non serva di per se’. E prometto di non scrivere questo per spitito di “bastin contrarianesimo”…
Serve forse variare le finalita’ del Ministero dello Sviluppo Economico, del Minstero dell’Ambiente e dell’ormai “dismesso” Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica.
Quello che davvero serve e’, nell’ordine, o l’accorpamento delle tre funzioni in una unica struttura, che abbia ad oggetto la “massimizzazione dello sviluppo economico sotto entrambi i vincoli di bilancio e di sostenibilita’ ambientale” dello stesso; o lo scorporo dal CIPE di un sottocomitato interministeriale, a convocazione permanente, per la discussione delle linee guida degli interventi a ricaduta ambientale delle istituzioni gia’ esistenti.
Sara’ a questo punto necessario prevedere l’incorporazione di queste linee guida nelle decisioni di Politica Economica generale in sede CIPE: dove tra l’altro sarebbe opportuno che le decisioni prese vengano valutate sia con riferimento alle politiche intraprese o da intraprendere in sede EU, che con quelle relative alla “politica” del commercio internazionale [ed alle altre decisioni che in qualche modo consentono all’Italia di rovesciare sullo scacchiere mondiale la propria influenza, per ottenere risultati che, quando si parla dell’ambiente, non possono MAI essere isolati ai confini nazionali].
L’Italia e’ un Paese che ha dimostrato abbondantemente di funzionare meglio con instituzioni governative leggere piuttosto che “pesanti” ed un alleggerimento di queste istituzioni, ridirezionando e rendendo piu’ efficaci gli sforzi delle istituzioni esistenti, darebbe sicuramente maggiori chances di successo al progetto…. Visualizza altro
Scusate l’intrusione su un terreno politico che non mi appartiene.
Grazie per la nota, Luca.
Ed interessante l’idea sul CIPE (che evidentemente potrebbe fare da Regia Interministeriale, ma a mio avviso con minore pervasività e forza di una Struttura di “Super Ministero” – che ci vuole).
Leggi bene, pero’, la nota: essa parla di un Ministero (Sviluppo Sostenibile) che ne incorpora due (Sviluppo Economico e Ambiente), per creare sinergie (di efficacia ed efficienza) e una nuova mission “necessaria” condivisa
Io credo che l’idea sia interessante ma che vada approfondita e probabilmente risolta meglio in sede parlamentare [commissioni] e di obbligatorieta’ del passaggio di tutti i provvedimenti relativi allo sviluppo ed all’ambiente da una discussione sufficientemente approfondita in una delle due Aule.
Il superministero si presta rispetto ad altre … Visualizza altroarchitetture istituzionali a due rischi:
1) Che esso venga affidato a personale “ambientalista” che possa avere nei confronti dello sviluppo economico come “valore ” quello che era l’atteggiamento di certi manifesti elettorali dell’estrema sinistra rispetto alla nautica da diporto durante il governo Prodi… con effetto di renderne la funzionalita’ nulla o negativa in quanto ad impatto sulle poltiche complessive ed ai risultati…
2) Quello che esso venga affidato a personale politico e dirigenziale “pro business” che possa asservire, come spesso e’ successo in altri Paesi, in primis gli Stati Uniti, le politiche per l’ambiente ad interesi che con l’ambiente, come valore supremo GLOBALE, non hanno nulla a che spartire. Risultando di nuovo in una sostanziale irrilevanza politica e decisionale delle politiche intraprese.
L’ambiente per essere un valore deve essere condiviso e condivisibile, e non una scelta di giacobinismo politico; non puo’ essere scelta intrapresa unilateralmente a livello nazionale senza risultare velletaria, controproducente dal punto di vista dellla competitivita’ del sistema Paese o inefficace nel suo impatto che NON PUO’ NON ESSERE GLOBALE: per la natura stessa del problema da affrontare.
Caro Massimo, ci conosciamo a fondo da anni oramai e sappiamo della passione reciproca che ci accomuna su questo tema, come su altri temi economici a forte fondamento etico.
Le nostre discussioni e condivisioni di idee ci hanno spesso permesso di migliorare reciprocamente la nostra analisi di uno stesso tema partendo da una differenza di base della nostra natura professionale. Tu impegnato accademico con altrettanto impegno in politica. Io economista “laico” (in senso politico) con profonde radici nell’esperienza aziendale.
Ebbene, anche in questo caso, mi permetto di apportare il mio modesto contributo alla tua discussione, partendo prorpio da quella forma mentis che mi porta a cercare di pensare ogni cosa lontana dai “politici”, anche quando di aspetti politici deve occuparsi…. Visualizza altro
La tua proposta è a mio avviso di grande interesse e validità per quanto al contenuto; non è invece condivisibile per la forma che proponi per la sua soluzione.
Ci sono attività – e quella che tu analizzi è tra questa – che hanno due fattori fondamentali che sono antiteci” al concetto italiano di Ministero.
Una componente tecnica che è alla base di ogni scelta di gestione che necessita di “tecnici”.
Una componente “sociale” piuttosto che politica, che deve essere gestita su archi temporali di lunghissimo periodo.
Entrambi questi fattori richiedono un soggetto capace di rimanere esente dai cambi di vento che si hanno tra una legislatura e la’ltra, come è fisiologico per un Ministero.
La soluzione – semmai ci si arrivasse – è quindi quella di un’Agenzia con Poteri Straordinari ove operino i migliori tecnici. In altre parole? una “Banca d’Italia” dello Sviluppo Sostenibile e della Green Economy.
Ciao Ermanno.
Ottimo commento, grazie.
Potrei anche condividere sul fatto che una Super Agenzia (Tecnica) sarebbe una soluzione “ottima”, mentre un Super Ministero (Politico) sarebbe un “sub-ottimo”.
Ma credo una siffatta Agenzia rappresenti una eventualità ancora piu’ difficile da realizzarsi.
Mentre la realizzazione di un Super Ministero, per accorpamento, potrebbe essere giustificato in ottica di razionalizzazione di spesa pubblica e necessità di efficacia delle politiche, oltre al fatto che tale Super Ministero darebbe idea della serietà dell’approccio politico al nuovo problema (Sostenibilità)…. Visualizza altro
Comunque, il problema qui è che ne’ uno ne’ l’altro vengono messi nemmeno a dibattito, al momento.
Gia’ la realizzazione di un Comitato Interministeriale (Cipe-type) “a la Benegiamo” sarebbe una grande innovazione in Italia, oggi.
Nel mentre, in Cina e negli Stati Uniti, come in Giappone e in Francia, ci si dota di risorse e strumenti ad hoc per il Tema Sostenibilità.
Cari innovatori,
le proposte sono tutte meritevoli di attenzione, ma lo è di più il tema.
Sono dell’idea tuttavia che alla base di determinate opzioni occorre ben decidere cosa volre far da grandi, ovverosia se occuparsi sul serio di certe tematiche con mezzi e risorse adeguate.
Qui va ridefinito il quadro di una politica economica in senso generale, come ho detto serve soprattutto che il decisore sia convinto e disposto ad investire ingenti risorse, anche destinate alle risorse umane, a danno di altro.
Ecco che il primo punto è cosa “penalizzare” in primis e poi quali strumenti individuare affinchè il capitale privato vada ad integrare le risorse pubbliche.
Come parlare in Italia di “green economy” se manco riusciamo a difendere il territorio da eventi naturali, quali sismi e dissesti?
Sarebbe un passo avanti molto importante. Non esisteranno più politiche economiche, ambietali e sociali che prescindano da una valutazione di sostenibilità allargata a tutti i suoi aspetti. Per iniziare basterebbe un gruppo interministeriale con risorse proprie e obbligo di consultazione preventiva per le voci di spesa, ma come sai tendenzialmente preferisco innovazioni radicali ed un pò di gente nei ministeri potrebbe andare meritatamente in pensione già dalla prossima legislatura.
Michele
Grazie, Michele.
Dalla serie di commenti pervenuti, come potete vedere sul sito (http://www.innovatorieuropei.com/redazione/editoriali/un-ministero-per-lo-sviluppo-sostenibile-per-la-green-economy-and-society-in-italia), risulta proprio che un Comitato Interministeriale (Un CIPE Green per intenderci) possa essere LA soluzione “ottimale” per dare una “prima” seria spinta in avanti al tema “Green Ecoomy and Society”.
Il problema è che questo Governo è anni luce da una scelta di questo tipo, che sarebbe foriera di cambiamenti successivi importanti…. Visualizza altro
Vediamo che accade nei prossimi mesi.
Massimo
No, Massimo, non direi che è una provocazione.
E’ un’idea saggia e realistica, che non verrebbe mai in mente ai politici dei compromessi con i poteri consolidati.
Vai avanti, bussa sonoramente a qualche porta!
E’ questo che ci vuole, idee semplici e innovative.
Enrico Pistelli.
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