Il Partito Democratico e l’Innovazione nella Green Economy and Society
Il Partito Democratico e l’Innovazione nella Green Economy and Society
Innovatori Europei e Rete dell’Innovazione per Pierluigi Bersani Segretario
La crisi mondiale nella quale ci troviamo ha messo in luce la debolezza del sistema produttivo nazionale e la sua incapacità di innovare.
La ragione primaria che determina questa incapacità è la mancata comprensione del cambio di paradigma che nel mondo occidentale si è determinato con il passaggio dalla società industriale alla società della conoscenza: si tratta non solo di una profonda variazione del sistema produttivo, nel quale assumono un rilievo inedito rispetto al passato le attività e i beni che includono quantità crescenti di conoscenza, innovazione e creatività ma, nel complesso, di un profondo cambiamento culturale e politico.
Un cambiamento che si esercita innanzitutto sull’idea stessa di progresso e benessere: se sino ad ora si è pensato che queste variabili obbedissero ad una crescita inarrestabile della produzione e del consumo, sostenuta dall’economia finanziaria, adesso gli effetti negativi di questa ideologia hanno reso evidenti e gravi gli errori commessi sino ad oggi. Dalla crisi di una finanza slegata dalla produzione reale, alla precarietà a cui stiamo consegnando il pianeta, sino alla esplosione degli equilibri tra diritti fondamentali nelle zone ricche a quelle più povere del mondo.
Il neoliberismo, con la sopraffazione dell’etica da parte del profitto e dei bisogni generali da parte dei particolarismi e interessi sempre più ristretti, è stato la dottrina economica che ha prodotto questo stato di cose.
Nella società sempre più globalizzata nella quale viviamo, innervata dai sistemi a rete – Internet in primis – i destini reciproci sono sempre più interdipendenti: questa è la variabile esogena più evidente che ci deve indurre a ripensare i nostri modelli di sviluppo, tenendo al contempo in conto la soddisfazione dei nostri bisogni e la ricaduta globale che le nostre azioni producono.
Tutti i principali paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo stanno facendo enormi investimenti e piani di intervento, sui settori dell’innovazione, sul sapere, sulla ricerca e sull’energia e ambiente, per cogliere le opportunità di questo nuovo scenario di interdipendenza internazionale e mutazione del sistema produttivo.
L’economia italiana sembra invece non aver compreso a sufficienza questo profondo mutamento di paradigma. Mentre tutti i paesi industrializzati investono in innovazione e ricerca per aumentare la quantità di conoscenza contenuta in ciò che producono, il nostro paese è asserragliato invece su produzioni a bassa e media specializzazione tecnologica che non consentono di competere con efficacia in un mondo sempre più globalizzato.
La crisi finanziaria che stiamo attraversando è crisi di un modello di crescita e di una impostazione economica “non sostenibile” ed ha semplicemente dato l’impulso ad un lento e continuo declino del nostro sistema economico, che rischia di protrarsi, e che va fermato, assumendo decisioni coraggiose in tempi brevi.
Tutto questo si accompagna alla necessità di un uso più attento delle limitate risorse del Pianeta: il clima sta cambiando sotto i nostri occhi, rischiando di compromettere in maniera irreversibile le “nostre” condizioni di vita sul pianeta.
Per questo, negli ultimi due anni, il tema del Cambiamento Climatico, da vincolo – costo per le economie e le società è diventato opportunità economica – culturale – politica, al punto che oggi dagli Stati Uniti alla Francia, passando per la Cina, si parla della necessità di una Green Economy and Society.
In questo nuovo contesto, l’obiettivo strategico di un Paese come l’Italia è quello di investire in innovazione e conoscenza, modernizzare l’apparato produttivo e contribuire all’affermazione di un nuovo modello di sviluppo sostenibile.
Un modello che premia i processi di produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi ad impatto zero, ovvero tali che qualunque costo ambientale derivante dalla pressione esercitata dalle attività umane sull’ecosistema Terra sia controbilanciato da un’azione uguale e contraria, evitando di contrarre “debiti ambientali” che ricadranno, inevitabilmente, sulle future generazioni.
Per arrivare ad una Green Economy and Society, occorre innanzitutto innescare un processo virtuoso che, sfruttando anche le leggi del mercato, determini l’emersione e l’affermazione di questo nuovo modello economico e culturale.
La vera sfida consiste, infatti, nel diffondere nella società civile una consapevolezza ambientale che si traduca in tecnologie, comportamenti e buone pratiche quotidiane che, nel loro insieme, possiamo definire Green Behaviour. Queste azioni vanno dagli accorgimenti per la riduzione dei consumi di energia ad interventi più strutturati di efficienza energetica degli edifici, installazione di impianti di generazione da fonti rinnovabili, progetti di energy management, trasporto sostenibile, produzione sostenibile etc.
Mentre le soluzioni sono ormai note e la tecnologia è in molti casi già disponibile, per diffondere il Green Behaviour ed accelerare la transizione verso una Green Economy and Society i fattori critici di successo sono:
1. Lo sfruttamento dell’attuale crisi energetica, divenuta, a tutti gli effetti, strutturale, quale opportunità offerta dal mercato per sensibilizzare tutti, cittadini e imprenditori, sui risparmi immediati che nascono da comportamenti eco-compatibili;
2. L’adozione di Internet come paradigma di processo bottom-up, autenticamente democratico e direttamente partecipativo. Il Web è esploso grazie alla sua configurazione di rete peer-to-peer in cui tutti collaborano alla creazione e diffusione dei contenuti: lo stesso modello va adottato per creare e condividere conoscenza sul tema del Green Behaviour. È importante notare, infatti, che la “rete intelligente” sarà anche il modello di generazione e distribuzione dell’energia del futuro, in cui ciascun utente – nodo della rete sarà potenzialmente produttore e consumatore di energia, esattamente come nel Web 2.0 il navigatore ha oggi un ruolo di creatore e fruitore di contenuti in Internet.
3. La creazione, a livello internazionale, delle condizioni di consolidamento di una massa critica di “politiche” che possa scatenare un processo irreversibile. Ciò può avvenire incentivando gli investimenti in iniziative “verdi” attraverso strumenti normativi (definizione di standards a livello europeo – internazionale) ed economici (sgravi fiscali, finanziamenti agevolati di livello sovra-nazionale), che accompagnino lo sviluppo ed il consolidamento di un mercato delle emissioni e di un carbon finance globali.
Nella definizione di Green Economy and Society si racchiude quindi un po’ tutto:
– una Nuova Società, basata sulla sostenibilità dello sviluppo economico e dei consumi, ovvero sul Green Behaviour
– una Nuova Economia, incentrata sulla sostenibilità e sull’etica dei comportamenti, una Green Economy appunto.
E’ da lì che bisogna partire per capire la portata di questo cambiamento: che non è quindi solo cambiamento di un paradigma economico-industriale (il passaggio da uno sviluppo basato su combustibili fossili ad uno basato su energie rinnovabili) ma anche e soprattutto una innovazione culturale e sociale, in cui l’uomo torna al centro della scena, con la sua carica di umanità, di socialità partecipata all’ambiente in cui vive.
E’ per questo che tale tema dovrà risultare come la sfida più rilevante del Partito Democratico: un Partito che deve e può guidare l’Italia, in un momento unico ed irripetibile, a rivedere il proprio modello di sviluppo culturale ed economico, mettendo al centro il tema della sostenibilità ambientale.
Questo noi chiediamo a Pierluigi Bersani, “nostro” candidato alla Segreteria al congresso di Ottobre, sicuri che, con l’esperienza e il pragmatismo dimostrati da Ministro dello Sviluppo Economico, potrà affrontare una sfida così complessa e nuova.
9 Settembre 2009 – Innovatori Europei e Rete dell’Innovazione
Massimo Preziuso, Paolino Madotto, Alberto Zigoni, Stefano Casati, David Ragazzoni, Alessia Centioni, Francesco Augurusa, Antonella Giulia Pizzaleo, Peter J. Bury
Per adesioni e/o info: infoinnovatorieuropei@gmail.com oppure info@larete-innovazione.it
Pubblicato anche qui: http://www.welfarenetwork.it/blog/?p=589
Mi congratulo con Voi per i contenuti e le proposte di questo documento; sono vicino a Marino ma ritengo che anche gli altri candidati siano persone capaci e rispettabili, spero quindi per il bene del paese che la prossima sia una vera competizione per costruire un nuovo PD ed una vera alleanza alternativa di governo e non una massa informe senza identità ed obiettivi dichiarati, mandando a casa persone ed idee incompatibili con progresso e riformismo socialdemocratico.
Michele Cipolli
Mi pongo una domanda e la faccio quindi anche a tutti voi…
Perchè abbiamo scelto come innovatori di fare questo documento solo per
Bersani?
Non possiamo chiedere a tutti e 3 i candidati di sostenere le “questioni”
poste?
Mario
PS
Io sostengo attivamente Marino e penso di trovare maggior aderenza in quella
mozione e nella sua impostazione.
Ciao Michele, ciao Mario.
Come ho avuto già modo di dire, la proposta del documento è valida per tutti
e 3 i candidati.
Lo abbiamo indirizzato a Bersani perchè è risultato, alla gran maggioranza
degli amici di IE, quale candidato “migliore” (per esperienza e
pragmatismo) per portare avanti il Tema dell’ “Innovazione nella Green
Economy and Society” nel Pd e in Italia.
E’ chiaro peo’ che l’obiettivo principale, per persone come noi che hanno
cercato di dare una mano a questo Progetto, è che da questo congresso
fondativo nasca un Partito Democratico forte.
Un abbraccio.
Massimo
ANALISI
Bersani è senz’altro piu’…..tutto rispetto agli altri.
Piu’ politico, piu’ capace…………..
Bersani però non riuscirà a fare da collante per il mondo cattolico e socialista soprattutto perché dietro c’ha D’Alema (per non parlare di Bassolino per i deboli di stomaco visto che che è anche ora di pranzo)
In sintesi possiamo dire tutto ma sicuramente con Bersani il PD non sarà piu’ forte……., tornerà ad essere un’altra cosa.
Saluti
Non contento (perche’ Bersani e’ uno in gamba, lo ha dimostrato enne volte) pero’ temo anch’io questa circostanza.
Nel mio piccolo ho sentito (proprio da persone fedelissime del pd) molti commenti analoghi e se dovessi far statistica le cose non sarebbero molto buone. Per il PD, perche’ alla fine il PD ha bisogno (credo, ditemi come la pensate) di una figura valida, che raccolga molti consensi, che non sia un cavallo “truccato” e che… possa correre!!!
Del resto e’ vero che ci sono altri cavalli in corsa, pero’ e’ vero che rappresentano tutto sommato posizioni sicuramente valide ma altrettanto sicuramente minoritarie. Prendiamo questi tre cavalli, attacchiamoli al carro del PD e facciamoli tirare, insieme. Andremo sicuramente da qualche parte.
Direi anche di smetterla di pensare che si possa essere partiti “elitari” con idee “elitarie” e con sofismi da grandi pensatori.
C’e’ bisogno di fare massa, non abbiamo bisogno di grandi filosofi o di grandissimi statisti: abbiamo bisogno di un leader che ci possa traghettare fuori dalla seconda repubblica e che ci indichi (da buon padre di famiglia, non da esperto di marketing) come ingranare una terza repubblica sensata, solida, che guardi al futuro nostro e dei nostri figli…. pensiero e preoccupazione che francamente (senza offesa) non vedo sul fronte del PdL….
Se questo leader ha sulla spalla sinistra D’Alema e/o sulla spalla destra Pinco Pallino, tutto sommato a questo punto la questione e’ molto poco importante. Saremo li’ a giudicare, a vagliare, a mandare a casa o a rieleggere chi finalmente ci porti da qualche parte…. penso che faremo un piacere anche a tantissimi elettori del PdL che ormai non sanno piu’ come uscire da un incubo personalista di cui non c’e’ un possibile cambio neanche al loro interno….
Sono naturalmente sproloqui post-prandiali, prendeteli come volete….
Io non andrò a votare, perchè non mi sento più legato al PD.
Tuttavia il documento mi piace, anche se sono convinto che la transizione
sarà lunga (gli esperti sostengono tutto il XXI secolo) e nel frattempo ci
sarà bisogno anche dell’energia nucleare, se non si vuole infliggere
all’umanità un improponibile ritorno al passato.
Infatti, le energie rinnovabili, alla luce delle conoscenze tecnologiche di
questo secolo, non saranno sufficienti e per l’industria occorrono fonti di
energia più massive, come il termico o il nucleare!!!!
Sarà fondamentale incrementare non solo la ricerca nelle nuove fonti
energetiche, e fra queste c’è l’atomo, magari con la fusione ad idrogeno, ma
anche e soprattutto nell’ambito dell’ “energy recovery and reduction”,
pensando a macchine e sistemi a più alto rendimento di trasformazione
energetica degli attuali.
La Green Economy and Society o sarà intelligente oppure rimarrà solo uno
spot elettorale per Bersani!
Andrea Volpe
Ciao e i miei complimenti per il documento.
Sintetizza molto bene il tema: spero proprio il Pd (e il Pdl) faccia almeno qualcosa per la Green Economy.
Marco
Ciao a tutti,
leggendo i vari commenti al documento “Il Partito Democratico e l’Innovazione nella Green Economy and Society” (che ho firmato) mi sono reso conto che forse il nostro messaggio è stato frainteso.
Non c’era nessun intenzione di schierare IE dalla parte di Bersani: il documento, infatti, è stato VOLUTAMENTE, firmato sola da chi lo condivideva, e non dal gruppo intero …
Inoltre, vorrei richiamare l’attenzione su un aspetto del documento che forse non è stato debitamente colto: con questo documento, IE cerca di definirsi ancora più nettamente che in passato come think thank eminentemente tecnico, liberandosi (caso mai – e non mi sembra – ci fossero mai stati) dai lacci e lacciuoli di qualunque partito …
Saluti,
Stefano Casati
innovatorieuropeimilano.wordpress.com
Il Partito Democratico e l’Innovazione nella Green Economy and Society
Innovatori Europei e Rete dell’Innovazione per Pierluigi Bersani Segretario
Alessia Centioni
Cari tutti,
il documento che abbiamo pubblicato nasce dall’esigenza oggettiva, e non più prorogabile, di invertire rotta nel sistema di produzione per guardare ad un Green Behaviour, che sappia coinvolgere l’investimento, il lavoro, la produzione e il consumo. Noi, Innovatori Europei, abbiamo sempre creduto fortemente in questa prospettiva perché in essa vediamo la possibilità di sviluppo sostenibile, oggi negato, nonchè quella di dar vita ad un modello economico capace di garantire massimi profitti, sia in termini finanziari che politici e sociali. Questo è un dato oggettivo, il collasso del capitalismo liberista e speculativo lo dimostra, è sotto i nostri occhi. L’effettività della Green Economy deve fare i conti con una molteplicità di players che operano nella finanza, nell’industria e nella politica. Molti paesi in Europa come nel resto del mondo hanno compreso la necessità di invertire le politiche energetiche allo scopo di garantirsi maggiore equilibrio sia nelle relazioni internazionali che nella politica interna. Al contrario la piccola Italia rimane a guardare, manipola l’informazione facendoci credere che il futuro è il nucleare. Noi non ci stiamo!
Non possiamo e non vogliamo tollerare questo arretramento frutto di un mercato chiuso e oligopolistico nel quale le logiche corporative hanno, da troppo tempo, la meglio su sviluppo, innovazione ed equità.
Per questo motivo aderisco alla mozione Bersani, perché credo fortemente che in Italia il nodo da sciogliere per riattivare un ingranaggio bloccato negli schemi del secolo scorso, non sia altro che l’inversione di rotta nell’economia e nel lavoro. E per farlo il Partito Democratico deve essere un partito forte, radicato, popolare, per un Paese giusto, libero, solidale.
Realizzare la Green Economy significa sviluppare l’economia della conoscenza nella quale l’investimento nella ricerca riveste un ruolo vitale. L’utilizzo in Italia delle fonti energetiche rinnovabili è, a mio avviso, un dovere. Primo perché l’energia rinnovabile è tra le più grandi risorse del nostro Paese e perché dal loro utilizzo il Mezzogiorno trarrebbe i mezzi per recuperare il divario che da sempre lo separa dall’Italia industrializzata del settentrione. Il nostro sostegno a Bersani nasce dalla convinzione che il centrosinistra abbia il dovere e la funzione di ristabilire quell’equità sociale soffocata e stordita dalla videns societas. Nel momento di fondazione del PD nel quale porre basi chiare e nette nel partito (nel suo rapporto con i militanti e con gli iscritti) e nel Paese (nel rapporto con i cittadini tutti), la candidatura di Bersani alla segreteria è per noi l’opportunità di dare un senso a questa storia. Una storia che vuole l’impegno di tutti, nessuno escluso.
Il futuro sarà ancora verde se mentre riceviamo benefici dall’utilizzo delle risorse del pianeta non dovremo preoccuparci dell’impatto ambientale che esso comporta.
Via libera alla Green Economy l’unica ammissibile per salvare il nostro pianeta.
Documento pubblicato su http://www.bersanisegretario.it/dettaglio/110708/il_partito_democratico_e_linnovazione_nella_green_economy_and_society
…ed intanto la Francia di Sarkozy (con la Commissione Stiglitz – Fitoussi – Sen) lancia oggi la battaglia per la nascita di un nuovo “indicatore di ricchezza-benessere nazionale o GNH (Gross National Happiness)” che andrà a breve a sostituire il GDP (o PIL).. http://www.ft.com/cms/s/0/95b492a8-a095-11de-b9ef-00144feabdc0.html
Un gran bel documento.
Sarebbe da sviluppare (ma non è affatto un appunto, quanto uno stimolo) dal punto di vista finanziario, l’effettiva convenzienza al momento dell’uso delle rinnovabili rispetto ai combustibili fossili.
Su questo lavorare anche per definire un modello che sappia quantificare ed inglobare le esternalità positive che sono “mancati costi” ed agginciare il tutto ad valutazioner di un equilibrato sostegno pubblico.
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